GIANNI DE TORA |
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2002 "Per un orizzonte di intransigente autonomia" - Galleria L'Atelier Napoli 10-21 dicembre |
ARTICOLO DI DANIELA RICCI SUL QUOTIDIANO ''IL MATTINO'' DEL 22 DICEMBRE 2002 |
Collettiva all'Atelier Subito dopo la mostra di Isabella Ramella, il centro culturale l'Atelier, in via Tito Angelini 41 chiude la sua ricca stagione espositiva con ''Per un orizzonte di intransigente autonomia'' una interessante collettiva curata da Ugo Piscopo con la collaborazione di Paola Ricciardi e Ciro Pirone. Astrazione, geometria, Informalismo, Madismo, oggettualità astratta, sono declinazioni di questa mostra, tendenze artistiche raggruppate allo scopo di una vita confermi alla volontà di collaborazione tra gli artisti, di generazioni differenti che nell'attuale epoca dell'esasperato culto dei consumi e della produzione a tutti i costi, credono ancora nella possibilità di un costruttivo entusiasmo di poter lavorare insieme verso idee e progetti innovativi per il futuro. E così Enzo Angiuoni, Renato Barisani, Saverio Cecere, Franco Cortese, Gianni De Tora, Carmine Di Ruggiero, Vittorio Fortunati, Aldo Fulchignoni, Guglielmo Lombardo, Renato Milo, Antonio Perrottelli e Marta Pilone, si sono riuniti in questa occasione per restituirci uno sguarcio sul paesaggio ricco ed articolato di situazioni e processi artistici della nostra Napoli di oggi. Tutte opere comunque che rientrano in due principali ricerche: quella del gruppo Madì, che sta per Materialismo dialettico, nato in Francia nel 1946 grazie a Carmelo Arden Quin, e il Mac «impegnato nel progetto della ricerca - spiega Piscopo - rigorosa delle segrete relazioni di materia, colore e geometria». |
TESTO DI UGO PISCOPO SUL PIEGHEVOLE DELLA MOSTRA |
Per un orizzonte di intransigente autonomia Qui all'Atelier si trovano insieme per rassemblement non autorizzato o meglio in assenza di previa autorizzazione delle autorità, quindi a provocazione e quasi sull'orlo della disubbidienza, opere che rientrano nell'orbita di due fondamentali tensioni: Madì, costituito su un impegno di materialismo dialettico, e il MAC, impegnato nel progetto della ricerca rigorosa delle segrete relazioni di materia, colore, e geometria. Il rassemblement, viene dal basso, spontaneamente. Sono escluse idee di scontro, di confronto di (didattiche) esemplarità generazionali. ( Comunque, quando le opere si incontrano in libertà, così come gli artisti, si creano forze di attrazione e/o di respinzione, narrazioni impreviste e imprevedibili di andate e ritorni, di viaggi fatti insieme a certe fonti. Niente, quindi, vieta all'osservatore di procedere come crede su orme scoperte sul campo verso avventure interpretative). Intanto, un'avvertenza inequivoca e perentoria va subito allegata: la mostra è uno squarcio sul paesaggio ricco e variamente articolato di situazioni e processi artistici che è la Napoli del nostro tempo. Un assaggio, per marcare il sadismo di contro di formule elettive di pochi nomi nell'empireo dei beati. In queste opere, invece si coglie una profondità di respiro in senso estetico sostenuta da un'intransigente petizione di eticità di ricerca fra simmetrie e asimmetrie, fra assestamenti e dinamismi, fra connessioni e sconnessioni, in dialogo con l'avanguardia internazionale, finalizzata non ad altri vantaggi che alla difesa dell'autonomia dello sguardo nell'analisi critica e costruttiva del reale. |
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